ipotesi di restituzione di una bottega - G. Chapelin, CC-BY-NC-ND

Pompei

Il settore della Porta Ercolano di Pompei

Tra spazio funerario e spazio commerciale : organizzazione, gestione e trasformazione di una zona suburbana


  20 dicembre 2023

 Le programme

Dal 2012, l’École Française de Rome, il Centre Jean-Bérard, il Collège de France, le Università di Rouen e di Paris-Est- Créteil, e il Centre Camille-Jullian hanno collaborato con la Soprintendenza archeologica di Pompei nell’ambito del progetto “Porta Ercolano – organizzazione, gestione e trasformazione di una zona suburbana”.

Pompei, pianta della zona oggetto di studio da parte del Progetto.
  • Pompei, pianta della zona oggetto di studio da parte del Progetto.
  • A nord-ovest di Pompei, fuori città, la via dei sepolcri.

Il progetto vuole indagare l’articolazione esistente nel settore all’esterno di Porta Ercolano tra lo spazio funerario e gli spazi commerciali e produttivi, sia dal punto di vista strettamente topografico che funzionale.
È per questo che al centro dei nostri interessi sarà sia la ripresa dello studio della necropoli, sulla base delle conoscenze attuali della prosopografia pompeiana, ma in egual modo, lo studio delle attività artigianali che si sono installate nelle botteghe, a nord della strada. Questo approccio, che si avvarrà dell’analisi delle strutture murarie delle botteghe e di scavi stratigrafici mirati, ci condurrà a elaborare una nuova ipotesi dello sviluppo e l’utilizzo dell’area dal periodo preromano, dal IV secolo a.C., al 79.

 

Pianta dell’atelier del vasaio (botteghe 28-30) e delle sepolture (1:50e).
  • Pianta dell’atelier del vasaio (botteghe 28-30) e delle sepolture (1:50e).
  • G. Chapelin, B. Lemaire – CJB/EFR/CNRS  

Le diverse campagne di scavo condotte in diversi punti all’interno delle botteghe hanno già permesso di raccogliere degli elementi significativi riguardo la realizzazione di questo complesso. I sondaggi praticati verso la porta, nelle botteghe 10 et 13 hanno infatti sottolineato come queste botteghe e le contermini siano il frutto di un progetto di costruzione omogeneo realizzato in seguito a importanti interventi di livellamento e regolarizzazione del terreno.
Le botteghe, che subiranno in seguito modificazioni minori, si impostano direttamente, come la villa delle Colonne a Mosaico su un’area precedentemente occupata dalla necropoli preromana di cui è stato possibile rimettere in luce alcune sepolture, all’esterno del portico, al limite della zona di scavo.

Se queste sepolture erano già conosciute nella letteratura in quanto indagate tra la fine del XIX et l’inizio del XX secolo, la sorpresa è stata quella di ritrovare ancora intatte due sepolture con il suo corredo. La prima sepoltura (N31), scavata nel 2015, contiene i resti di una donna accompagnata da un corredo di undici vasi alcuni dei quali decorati con motivi a figure rosse databili, ad una prima analisi, all’inizio del IV secolo a. C. Una seconda sepoltura (N32A), scavata nel 2016 è probabilmente di un uomo, accompagnato da un corredo di sei vasi a vernice nera: un onochoe, un lekytos, una coppa su alto piede, una kylix, uno skyphos e una brocca. L’esame preliminare del materiale tende a datare questa sepoltura della metà del IV° sec. a.C.

Dettaglio del corredo della tomba.
  • Dettaglio del corredo della tomba.
  • MiC  |  G. Bénit EFR/CNRS 

Se questa scoperta permette di accrescere le nostre conoscenza sulla topografia della zona prima dell’istallazione del portico, altri elementi importanti sono emersi dallo scavo del marciapiede.

La strada basolata più antica scoperta tra il portico e l’attuale carreggiata
  • La strada basolata più antica scoperta tra il portico e l’attuale carreggiata
  • MiC  |  B. Lemaire, CJB CNRS/EFR  

In due diversi punti si sono potuti osservare i resti di una più antica strada basolata, ad un livello più basso dell’attuale via dei Sepolcri e con una orientazione leggermente divergente. La traccia in negativo lasciata dai blocchi del marciapiede permettono infatti di osservare una chiara divergenza tra l’antico tracciato e l’attuale via. Le ricerche future potranno portare maggiori dati per capire la relazione tra questa strada più antica, le botteghe e la necropoli.

I risultati degli scavi ci hanno fornito dei dati precisi per affinare la nostra conoscenza riguardo le attività artigianali che erano in corso al momento dell’eruzione del Vesuvio.
Con lo scopo di documentare l’attività artigianale testimoniata dal forno presente nella bottega (29) le operazioni si sono concentrate sullo studio degli spazi dell’atelier. Si voleva in effetti capire quando fu avviata l’attività produttiva e quali fossero in particolare le produzioni. I giornali di scavo parlavano infatti di “pignattini” scoperti nella bottega ma la mancanza d’illustrazione non permetteva di capire di quale forma ceramica si parlasse. Dall’altro lato si voleva capire l’organizzazione dello spazio di lavoro ed in particolare la posizione della zona del tornio ed eventuali bacini di decantazione.
Le ricerche hanno permesso di scoprire, in prossimità della fornace, un livello di lapilli dell’eruzione del 79 d.C. che ricopriva, proteggendoli, una decina di vasi non ancora cotti.

Un vaso in argilla cruda
  • Un vaso in argilla cruda
  • che aspettava di essere cotto nel forno
  • MiC  |  N. Meluziis, CJB CNRS/EFR  

Si tratta di boccalini a pareti sottili, usati per bere o per versare, decorati con piccole incisioni e rivestiti di un sottile strato di finissima argilla diluita (ingobbio). Questi corrispondono ai “pignattini” menzionati nei giornali di scavo del 1838, quando fu portata alla luce la bottega.
Questi vasi in argilla cruda, rappresentano un unicum nella documentazione archeologica e sono un elemento fondamentale nella ricerca sull’artigianato della ceramica nella città antica.
La continuazione delle indagini ha inoltre permesso di capire che l’atelier di produzione non si limitava alla sola bottega 29. Gli edifici contermini (28 et 30) ospitano infatti lo spazio destinato alla lavorazione al tornio (bottega 28) et altri due forni (spazio 30). Questi dati permettono di arricchire le nostre conoscenza sulla catena produttiva dell’atelier ma allo stesso tempo di approfondire le conoscenze sullo sviluppo dell’area.

Altri dati importanti sono emersi dallo scavo della bottega 20, verso il centro del portico. Lo scavo ha infatti permesso di documentare un atelier di metallo, probabilmente bronzo e ferro che si installa nel retrobottega dell’edifico e nella stanza prospicente il portico.

Rilievo fotogrammetrico (1:40e)
  • Rilievo fotogrammetrico (1:40e)
  • Pianta della fossa per la cottura dei modelli necessari per la fabbricazione degli oggetti in bronzo
  • MiC  |  S. Zanella / N. Monteix – EFR  

Una fossa circolare, accessibile da alcuni gradini sembra essere infatti da mettere in relazione ad attività di lavorazione del bronzo. Si tratta infatti di una fossa per la cottura dei modelli, necessari alla fabbricazione di oggetti in bronzo. La scoperta è importante in quanto si tratta della prima installazione fissa di questo tipo finora conosciuta.

Nella prima stanza invece, alcuni resti di lavorazione del ferro ci fanno propendere per un’attività legata alla lavorazione di questo metallo. Le due attività sembrano aver coesistito nella bottega, pur se erano smantellate da poco nel 79 d.C.
Per una volta, si è potuto vedere come la vita non si sia completamente fermata dopo l’eruzione. Poco dopo, due gruppi di predatori hanno scavato dei cunicoli nel materiale eruttivo per ricercarvi degli elementi considerati come preziosi, come il metallo.

Rilievo fotogrammetrico (1:20e) della stanza N19/2.
  • Rilievo fotogrammetrico (1:20e) della stanza N19/2.
  • Scheletri dei fuggiaschi riuniti in una fossa dopo l’éruzione.
  • MiC  |  S. Zanella, N. Monteix – EFR  

Un primo gruppo a seguito une fistula di piombo, strappandola. Il secondo gruppo invece, arrivato da un altro punto, si è imbattuto in un gruppo di quattro o cinque fuggiaschi che avevano cercato riparo nella retrobottega.

Non sappiamo cosa hanno trovato su questi scheletri, però, cercando nel buio, hanno dimenticato tre monete d’oro che facevano parte del corredo preso nella fuga dai pomici.

Una delle monete d’oro abbandonata tra gli scheletri
  • Una delle monete d’oro abbandonata tra gli scheletri
  • 77-78 d.C. Personificazione di Roma, il piede sinistro, flesso verso l’interno, poggia su un elmo. A destra, la lupa mentre allatta Romolo e Remo.
  • MiC  |  S. Zanella/S. De Rosa – EFR 

 Istituti

Ministère de l’Europe et des Affaires Étrangères ; École française de Rome ; Centre Jean-Bérard ; Centre Camille-Jullian ; Collège de France ; Université de Rouen – Normandie ; Université Paris – Est – Créteil –Val-de-Marne ; Institut universitaire de France.

 Direction scientifique

Sandra Zanella (Labex ARCHIMEDE, UMR-5140 Archéologie des Sociétés Méditerranéennes) - scrivere a Sandra Zanella
Laëtitia Cavassa (‪Aix Marseille Univ, CNRS, Minist Culture & Com, Aix-en-Provence, France, CCJ‬) – scrivere a Laëtitia Cavassa
Nicolas Laubry (Université Paris – Est – Créteil – Val-de-Marne /CRHEC) - scrivere a Nicolas Laubry
Nicolas Monteix (Université de Rouen – Normandie / Institut universitaire de France / GRHis) - scrivere a Nicolas Monteix.

Referente Soprintendenza di Pompei

Fabio Galeandro - scrivere a Fabio Galeandro

Ministère de l’Europe et des Affaires Étrangères ; École française de Rome ; Centre Jean-Bérard ; Centre Camille-Jullian ; Collège de France ; Université de Rouen – Normandie ; Université Paris – Est – Créteil –Val-de-Marne ; Institut universitaire de France ; mécénat français: CMD2, Neptunia

 Bibliographie